La batteria a pacco alettato permette lo scambio di energia tra i due fluidi che l’attraversano: uno all’interno e l’altro all’esterno dei tubi che ne compongono il cuore. Quest’ultimi sono collegati tra loro da curve metalliche che vengono saldate seguendo uno schema studiato di volta in volta per ottimizzare la circolazione dei fluidi all’interno dei circuiti. Per aumentare la superficie di scambio termico, i tubi vengono inseriti uno ad uno in una serie di alette cioè delle piastre tagliate e punzonate che compongono il pacco alettato.

Per massimizzare il trasferimento di energia l’assieme dei tubi viene reso solidale al pacco alettato tramite mandrinatura, operazione di espansione meccanica.

L’alimentazione e lo scarico del fluido all’interno dei tubi avvengono grazie a due elementi che normalmente sono dei collettori cilindrici saldati, mentre il telaio di contenimento del corpo tubi-pacco alettato viene attraversato dall’aria che è da considerarsi generalmente come fluido trattato.

La scelta dei materiali e degli spessori vengono valutati dall’ufficio tecnico in relazione alla compatibilità con i fluidi utilizzati e con il processo al quale è destinata la batteria: per i tubi sono previsti rame, acciaio prezincato, acciaio inossidabile e cupronichel; per le alette i materiali disponibili sono rame, lega di alluminio in più varianti e acciaio inossidabile.

Acqua, acqua glicolata, acqua surriscaldata, vapore, gas refrigeranti, olii, aria e fumi sono i fluidi che possono essere trattati dalla batteria a pacco alettato ognuna delle quali, dopo la prova di tenuta in pressione, viene munita di apposita etichetta che ne certifica materiali, peso, fluidi e limiti d’impiego.